A circa 15 milioni di anni luce da noi, lo spettacolo della galassia Girandola del sud è stato catturato come mai era accaduto prima dal telescopio Hubble. Lo sguardo ravvicinato è stato gettato dalla Wide Field Camera 3 (WFC3), la "macchina fotografica" spaziale che rappresenta uno dei maggiori risultati dell'intervento di potenziamento compiuto nello scorso mese di maggio dall'equipaggio dello Shuttle Atlantis con la missione STS-125.
Al centro della Girandola
M83, detta la Galassia Girandola del Sud (e diversa dalla galassia Girandola-M101), si trova nella costellazione dell'Idra. Al suo interno ci sono processi di formazione di nuove stelle che gli osservatori assicurano essere molto più "rapidi" di quanto accade nella nostra Via Lattea, soprattutto nel suo nucleo. Hubble è riuscito a catturare la miriade di stelle vicino al centro della galassia, la regione luminosa biancastra distinguibile all'estrema destra dell'immagine di apertura. La grande sensibilità di WFC3 e la sua ampiezza sulle lunghezze d'onda, dall'ultravioletto al vicino-infrarosso rivela stelle in differenti stadi evolutivi. Ci sono poi centinaia di migliaia di stelle singole, molte delle quali sono supergiganti rosse e blu.
Dove crescono le stelle
La nuova generazione di stelle si sta formando concentrandosi soprattutto ai confini esterni delle spirali (in alto a sinistra nell'immagine di apertura): sono stelle neonate che non hanno più di qualche milione di anni d'età e che in questa fase emergono dai loro ardenti bozzoli gassosi di idrogeno di colore rosso. Come i batteri nel formaggio, scavano una sorta di "effetto emmenthal" nelle spirali. Gradualmente i venti tumultuosi delle nuove arrivate sgombrano il campo dalle polveri cosmiche rivelando iridescenti ammassi stellari di un colore blu brillante. Il materiale stellare sembra incanalarsi dal centro della galassia dove è più intensa l'attività di formazione e grazie a WFC3, i ricercatori che hanno lavorato su questi scatti negli ultimi tre mesi hanno individuato anche i resti di almeno 60 supernove. Per raccogliere queste immagini straordinarie si è mossa una vera e propria task-force di osservazione e analisi che ha coinvolto la Nasa, l'agenzia spaziale europea Esa e tre centri di ricerca universitari tra Stati Uniti e Australia.